Villa Pliniana, fra leggende e fantasmi.

Villa Pliniana, fra leggende e fantasmi.

La villa Pliniana sorge nel 1573 sul perimetro di un edificio pre esistente, ma più modesto. Probabilmente il sito originario ospitava alcuni mulini e impianti per la lavorazione della lana.
Siamo a Torno, sulla strada che congiunge Como con Bellagio. La costruzione della villa fu voluta dal conte Giovanni Anguissola, governatore di Como.
La villa è adagiata in un'insenatura del lago e deve il suo nome a Plinio il Giovane, che ne decantò la fonte carsica in una missiva all’amico Lucio Licinio Sura «Nasce dalla montagna una sorgente, discende attraverso le rocce, si raccoglie in un piccolo vano atto a pranzarvi, tagliato a mano dall'uomo. Dopo essersi un po' trattenuta cade nel lago Lario. Ha una strana natura: tre volte al giorno si innalza e si abbassa per determinati crescimenti e diminuzioni. Forse che una corrente d'aria più nascosta ora apre l'apertura e i canali della sorgente e ora li chiude (...) Forse l’intermittenza è dovuta ad un vento sotterraneo o forse da un flusso e reflusso alternato nella sorgente, come un un’alta e bassa marea nel mare. Puoi avere un pasto e mangiarlo vicino ad esso, mentre l’acqua scorre con la tua tazza dalla fonte stessa così rinfrescante. Nel frattempo scompare e poi risale in un tempo regolare »

La fonte è dominata da una cascata alta circa 80 metri, anche Leonardo da Vinci ne scrisse sul suo Codice Leicester. La costruzione fu seguita dall'architetto Giovanni Antonio Piotti che la terminò nel 1577. Fu venduta successivamente nel 1590 a Pirro I Visconti Borromeo, che realizzò i terrazzi sui terreni circostanti, piantando viti e del castagni. Fu poi venduta a Francesco Canarisi di Torno, che affrescò gli interni e installò ritratti dei propri antenati e dei Plinii. Fu anche eretta una cappella in onore di San Francesco. La Famiglia Canarisi la mantenne sino agli inizi del Ottocento. Nei secoli a venire la villa conobbe diversi proprietari fino al 1840, quando il nuovo proprietario principe Emilio Barbiano di Belgiojoso d'Este, ispirò un totale rifacimento delle decorazioni. Nel 1890 la villa venne acquistata dai Valperga di Masino, che portarono qui gli arredi al castello di Masino.

Numerosi i personaggi famosi che soggiornarono nelle sue stanze: sovrani, musicisti, scienziati, poeti e scrittori. Ricordiamo Napoleone, Giuseppe II, Francesco I e la regina Margherita di Savoia, Alessandro Volta, Lazzaro Spallanzani, Franz Liszt, Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Giacomo Puccini, Stendhal, Shelley, George Gordon Byron, Ugo Foscolo, Berchet, Alessandro Manzoni e Antonio Fogazzaro, che qui fu ispirato per il suo romanzo Malombra.

Nel 1983 Emilio Ottolenghi, imprenditore torinese, acquistò la villa e a fatica portò a termine un pòaziente e difficile restauro storico. Il corpo principale regala una facciata a picco sul lago con quattro ordini di finestre. Al centro si ammira una loggia a tre arcate, mentre sul retro, dietro una statua di Nettuno con tridente, la villa si volge su un cortile verso la fonte Pliniana.

La villa, isolata e dall’aspetto severo, ispirò leggende misteriose. Si narra essere abitata da spettri, forse il fantasma del primo proprietario Giovanni Anguissola, condottiero, morto assassinato. O forse gli spettri sono le vittime dell’Anguissola stesso, che non trovano pace.
La leggenda, però, è legata a doppio filo alla storia d'amore e d’adulterio fra Emilio Barbiano di Belgiojoso e la sua amante principessa Anne-Marie Berthier (figlia del maresciallo Berthier e capo di stato maggiore di Napoleone).

Anne Marie fuggì da Parigi, lasciando il marito duca di Plaisance da Bonaparte e la bambina ancora infante. I due amanti si rifugiarono qui e vissero otto anni di totale isolamento. Si dedicarono unicamente al piacere, immersi in un paesaggio di "sepolcrali, alti cipressi".
Ecco quello che fu scritto: «Di sera, sui rintocchi della mezzanotte, erano soliti avvolgersi nudi insieme in un lenzuolo per tuffarsi dall’alto della loggia nel lago, come per cercare un lenimento alle febbre d’amore che li univa. I paesani sulla sponda opposta credettero di vedere un fantasma e si spaventarono. La ripetizione quotidiana del fatto confermò la loro credenza. Corse voce che, ogni giorno a mezzanotte precisa, un fantasma - forse quello dell’Anguissola o quello della vittima del governatore, il duca di Piacenza - piombava a capofitto nel lago. »